Vado già molto bene così – #PrideMonth
Meditazione Guidata n°24
Giugno è per eccellenza il mese del #Pride, da quando nella notte tra il 27 e 28 giugno 1969 avvenne la prima ribellione ai soprusi della polizia presso il locale newyorkese #StonewallInn. Quello fu l’episodio che diete inizio al movimento di liberazione omosessuale americano. ⠀
Da allora il 28 giugno si celebra la giornata dell’orgoglio omosessuale o appunto #GayPride. ⠀
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Quest’anno vorrei arrivare al 28 giugno alla mia maniera: parlando di #meditazione e dedicando una serie di risorse e contenuti al mondo #LGBT+ …e non solo!⠀
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Perchè se è vero che il Pride è prettamente collegato al mondo delle identità e degli orientamenti sessuali… è vero anche che ognun* di noi può sperimentare uno o più aspetti in cui rientra in una qualche “minoranza”. ⠀Se ci pensiamo bene, anche chi meditava, fino a qualche anno fa, era considerato uno ‘strano’.
E allora diamo inizio a questa settimana con una #meditazioneguidata in cui esploriamo la possibilità di amarci così come siamo, di essere già abbastanza, di valere così. Adesso. ⠀
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Tutte le volte che abbiamo il coraggio di accettarci così come siamo, entriamo in contatto con la nostra verità e il mondo attorno a noi si trasforma.
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Iniziamo scegliendo una posizione comoda. Possiamo essere seduti o sdraiati. Va benissimo qualsiasi posizione, purché sia confortevole e ci permetta di mantenere l’attenzione al respiro, alle sensazioni del nostro corpo e quindi non ci siano punti troppo dolorosi. Dedichiamo sempre i primi istanti ad atterrare nel punto in cui siamo, a sentire il nostro corpo, a rallentare la mente. Magari arriviamo da una giornata piena di impegni o si prospetta davanti a noi una giornata ricca e densa di cose da fare. Questo istante cerchiamo di dedicarlo a noi e all’ascolto.
Oggi sono qui per dirti che vai già molto bene così, che sei abbastanza esattamente così come sei.
Potrebbe essere una frase inusuale e per qualcuno anche fastidiosa da sentire, perché siamo molto più abituati a un dialogo interno che ci dice magari l’esatto contrario e qualche volta magari il dialogo non è solo interno ma arriva anche dalle persone che sono attorno a noi. Allora vorrei chiederti di nuovo di ripetere Io vado già molto bene così. Il percorso per accettarci così come siamo è un percorso lento e sicuramente uno dei focus principali del cammino interiore di ognuno di noi, perché ognuno ha parti che fatica ad accettare, che magari non vorrebbe, che qualcuno gli ha detto essere sbagliate, che la società vorrebbe in maniera diversa. Per tutti noi è un cammino quello di accettarci così come siamo, di sapere che andiamo già molto bene così. Tutte le volte che riusciamo ad accettarci così come siamo, possiamo entrare in contatto con la nostra verità, con noi stessi. Riusciamo ad andare oltre i nostri pensieri, le nostre convinzioni, le idee. Ci abbracciamo, ci prendiamo cura di noi e ci rendiamo conto che in ogni cellula c’è il miracolo della vita e che scegliamo di essere noi stessi, consapevoli, senza giudizio e di entrare in relazione con noi in maniera attenta e gentile. Ti chiedo ora, con fiducia, di aprirti alla possibilità di andare in profondità, in uno spazio dove c’è accettazione, dove c’è amore per ciò che sei, per tutte le parti di te e da cui possiamo usare i nostri strumenti per muoverci attraverso tutte queste parti smettendo di resistere loro. Per farlo è necessario rallentare, respirare, entrare in connessione con il nostro respiro, iniziare a sentire il corpo, i suoi bisogni, le sue necessità. Dal corpo, da uno spazio di calma mentale e di ascolto fisico, possiamo muoversi all’ascolto di noi stessi, delle nostre emozioni, di come stiamo, un passo alla volta.
Il vero cambiamento, la vera felicità, che molto spesso cerchiamo fuori nel cambiare qualcosa, nel comprare qualcosa, nel diventare qualcuno, nel raggiungere quel traguardo, in realtà arriva proprio da quello spazio lì, uno spazio in cui ci possiamo rilassare, in cui possiamo essere noi stessi, in uno spazio di accettazione per tutto quello che siamo, per tutte le nostre parti. È un cammino, un viaggio, che riguarda ognuno di noi. C’è chi avrà a che fare con il percorso di accettazione del proprio corpo, di chi è, della situazione in cui si trova. Accettare non significa non voler cambiare nulla, non voler migliorare, non voler raggiungere qualcosa, comprare qualcosa, ma significa che ci muoviamo in uno spazio in cui, se scegliamo di fare qualcosa, di dire qualcosa, di cambiare qualcosa, lo facciamo da uno spazio che parte dall’amore, non dalla paura. Lo facciamo perché lo vogliamo in maniera genuina, perché pensiamo che ci possa aiutare ma non perché se non facciamo quella cosa non possiamo essere accettati o, al contrario, se facciamo quella cosa non stiamo dentro agli schemi che gli altri si sono immaginati per noi. Quindi non si tratta di demonizzare cambiamenti, percorsi, voglia di diventare, raggiungere, ma di farlo da uno spazio di accettazione, di non giudizio e di amore, uno spazio in cui sentiamo quel “io vado già molto bene così, io sono abbastanza così come sono in questo momento” non “se cambio quello, se non avessi quello, se non sentissi quest’altra cosa”. Molte delle difficoltà e delle insicurezze che abbiamo giornalmente arrivano proprio dal pensare che le cose, che noi, che le circostanze dovrebbero essere diverse dalla realtà. Noi viviamo in una società che continuamente ci dice che dovremmo essere diversi, che le cose non possono bastarci, che abbiamo bisogno di più, che dovremmo raggiungere altro, che non possiamo fermarci. È proprio perché c’è questa spinta che abbiamo bisogno di momenti in cui ci riconnettiamo, in cui ci fermiamo, in cui facciamo un sospirone, in cui ci rilassiamo con noi, dentro di noi, in cui ci possiamo dire “Io vado già molto bene così”. Più guardiamo questo spazio, più lo coltiviamo, più iniziamo a portare consapevolezza e connessione attraverso il respiro, più la nostra mente si calma, più si sviluppa anche la consapevolezza del nostro corpo, di come sta, di cosa ha bisogno. Questo è già un primo campo di pratica di cura, di amore, di compassione verso noi stessi. Se non siamo presenti, se non coltiviamo la consapevolezza, continuiamo magari a pensare, a capire, a riflettere, ad arrovellarci tra i pensieri, a rimuginare, a spiegare. Sono tutte qualità preziose della nostra mente veramente straordinarie, che però ogni tanto diventano troppe, ci fanno mancare quel respiro, quella connessione con un’altra parte di noi che è meno razionale, magari meno conosciuta, ma che esiste. Quindi, questo gioco di bilanciamento tra corpo, mente, pancia, cuore è proprio il percorso. Non arriva in poco, non si manifesta in un istante e poi rimane per sempre, ma anzi è come se dondolassimo continuamente. Cercare un equilibrio tra tutti questi aspetti, senza escluderne nessuno, è quello che possiamo cercare per iniziare questo percorso di ascolto, di amore. Capire e conoscere noi stessi è importante, ma per stare bene è importante soprattutto imparare ad amarci, imparare a essere gentili e affettuosi con noi. La relazione che abbiamo con noi stessi è in grado di trasformare radicalmente anche il modo in cui facciamo esperienza di ogni giorno che viviamo. Se sentiamo continuamente di non essere abbastanza, di non andare bene così, che per rispondere agli standard dovremmo essere in qualche altro modo, finiamo per soffrire, per non andare mai bene, per non sentirci mai a casa nella nostra pelle, nel nostro corpo, nelle nostre emozioni. C’è molta sofferenza in questo spazio dove non c’è accettazione. È tutto collegato, è tutto connesso: il corpo è connesso alle emozioni, il corpo ci parla anche di come stiamo a livello emozionale, se gli diamo la possibilità e se ci apriamo ad ascoltarlo. Le emozioni sono collegate ai pensieri, a quello che accade, anche alle convinzioni, alle idee, perché la nostra mente non distingue tra ciò che accade realmente e ciò che sta pensando, lo vive. I nostri pensieri sono direttamente collegati alla nostra capacità di essere presenti, e la nostra capacità di essere presenti si alimenta, si costruisce attraverso la connessione con il corpo. Quindi sedersi, sentire il respiro, rilassarsi nel proprio respiro, accettarlo così com’è, lasciare che sia alto, sia basso, profondo o non profondo, e ascoltare quello che emerge, magari pensieri di giudizio, pensieri che dicono “Ma io non sono in grado di fare queste cose, io non so stare fermo, mi annoio”… quello è prezioso perché, in uno spazio sicuro che è quello della meditazione, mi do la possibilità di sperimentare che cosa significa accettarmi e in questo caso accettare il respiro così com’è. È il primo passo di un lunghissimo viaggio ed è un viaggio prezioso però che probabilmente non finirà mai ma che cambia il nostro modo di stare al mondo.
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