Rumore interno
2021nontitemo n°3
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Buongiorno e buon giorno 3 di 2021 Non Ti Temo.
Oggi parliamo di nuovo di rumore, ma ci spostiamo sul rumore interno. Ieri abbiamo parlato di tutte le distrazioni, di tutto quello che ci ovatta e fa in modo di coprire quello che sentiamo e che proviamo. Ha senso cercare di abbassare il rumore esterno per avere più risorse e più spazio per poter sentire quello interno. Molte volte usiamo proprio le distrazioni per coprire, per non sentire come stiamo, per non sentire quello che si muove dentro, per calmarci, per stordirci addirittura. Possiamo andare avanti così tutta una vita: non è niente di strano o di diverso o problematico. Se siamo qui, però, se stiamo facendo questo tipo di percorso, è perché ci siamo accorti che coprire o stordirci ha senso fino a un certo punto perché poi qualcosa continua a muoversi sotto. Allora forse vale la pena di abbassare il rumore fuori e fare chiarezza in quello interno. Cosa significa? Che andiamo a sentire come stiamo. Non è facile. Per chi pratica sicuramente c’è un tipo di consapevolezza e consuetudine che aiuta a non spaventarsi davanti a domande di questo tipo. Per chi è nuovo nuovo, il mio consiglio per sentire che cosa si muove dentro è di partire scrivendo. Cosa scriviamo oggi?
Oggi iniziamo a definire noi stessi. Titolo della pagina: Definisco me stesso o Mi conosco. Per farlo usiamo le etichette, ma in che modo? Nella nostra vita ricopriamo una serie di ruoli: in famiglia, dove siamo figli/figlie, mariti, mogli, mamme; a lavoro, dove abbiamo altri ruoli e altre etichette; in generale nel mondo. Prendiamoci questi dieci minuti di oggi per fare un elenco di queste etichette e di queste definizioni, non perché queste siano tutto quello che siamo, anzi, ma perché ci danno uno spunto per partire, ci aiutano a fare il primo passo. Se a ogni etichetta che esce ci ascoltiamo, ci prendiamo del tempo, sentiamo cosa si muove dentro, magari ce n’è una più pesante di altre… segniamolo: questa è più pesante, questa mi fa sentire così, questa mi dà gioia, questa esiste ma non la sento mia, questa non esiste e la vorrei. Da lì ci esploriamo. Iniziamo a fare un primo passo verso questo mondo che c’è dentro di noi, verso il nostro rumore che poi può essere la nostra bellissima e unica canzone.
Come dicevamo all’inizio, tutto sta nel come guardiamo le cose. Oggi, lo sguardo dev’essere…. (deve!?)… può, vogliamo che sia assolutamente gentile, curioso, semplicemente che vada a indagare tutte le pieghe di quello che siamo senza fermarsi a farsi pipponi sulle etichette. Scriviamo, buttiamo fuori e usiamo questo canale per lasciare emergere. Cerchiamo di abbassare un po’ questo lavorio mentale, lo spostiamo almeno fino alle mani che sono più giù e, se vi va, condividete come siete stati, com’è andato l’esercizio oppure le vostre etichette, se non sono troppo personali. È un viaggio di scoperta e vi auguro di farlo con la miglior disposizione d’animo e con la curiosità di conoscervi e di volervi sempre più bene.
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