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Contattare la gioia

Contattare la gioia

Meditazione guidata n°33

Proviamo a passare anche da questo sorriso, dipinto sul volto, al cuore, proviamo a contattare quella parte che c’è dentro ognuno di noi e che è piena di gioia, quella gioia che non è la battuta, la risata, ma quella gioia fatta proprio di calore, di apertura del cuore.

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Iniziamo a sederci sul cuscino. Se siamo posizionati su una sedia vi ricordo di mantenere la schiena eretta ma non rigida.

Diamoci qualche istante per familiarizzare con le sensazioni del corpo. Forse arriviamo da una giornata piena di cose da fare o forse ne abbiamo una davanti a noi piena di cose da fare. Stiamo, perché questo è lo spazio e il tempo per stare, e lasciamo che il resto arrivi quando deve arrivare.
Torniamo a sentire la pancia che si gonfia durante l’inspirazione e si sgonfia durante l’espirazione. 

…e poi sorrido, sorrido proprio con i muscoli del viso. Posso decidere di aprire o meno le labbra ma faccio in modo che il mio viso sorrida, sorrida proprio tanto. Va bene se all’inizio è un gesto un po’ forzato, forse perché in questo momento non ci sentiamo di sorridere. Va bene anche se sorge spontaneamente e non vedevamo l’ora di sorridere. Noi in qualsiasi caso, per questa pratica, manteniamo questo sorriso sul volto e sentiamo che cosa succede nel corpo. Magari lo enfatizzo ancora questo sorriso, lo mantengo, lo allargo. Portiamo l’attenzione al corpo e alla nostra posizione, se cambia, se non cambia. 

Proviamo a passare anche da questo sorriso, dipinto sul volto, al cuore, proviamo a contattare quella parte che c’è dentro ognuno di noi e che è piena di gioia, quella gioia che non è la battuta, la risata, ma quella gioia fatta proprio di calore, di apertura del cuore.

Non dobbiamo pensare a una persona, a una sensazione, a un ricordo o a qualcosa di specifico ma alla pura emozione. Non significa neanche che debba esserci solo quella: magari in questo momento mi sento triste e va bene. Le emozioni sono tante, noi siamo esseri complessi e possiamo anche avere emozioni contrastanti, possiamo anche vivere di paradossi.

Adesso, con il mio sorriso sempre stampato sul volto, contatto la gioia. La sento, sento dov’è, sento il calore, sento come risponde il mio corpo, sento quanto è facile o difficile per me. Cerco di saggiare, tastare, curiosare in questa gioia. 

Potrebbero emergere anche altre emozioni. Magari sorridendo e lasciando emergere la gioia, sentiamo anche una parte triste, la voglia di piangere, una sensazione di vuoto, di solitudine… va bene. Continuiamo a mantenere il sorriso sul volto, non per coprire, trasformare o cambiare le emozioni più difficili, ma semplicemente perché il sorriso sul volto in questo momento è il nostro canale per entrare in contatto con un’altra parte, senza negare le altre emozioni o le altre parti di noi. 

Manteniamo il sorriso.

Teniamolo ampio. Sorridiamo di cuore e sentiamo che cosa accade nel corpo.
Lasciamo che quello che deve emergere emerga, senza spiegazioni, senza etichette.

Non smettiamo mai di cercare quella gioia calda, profonda, includente, serena che abbiamo dentro, perché c’è, è una forza, è una risorsa che fa parte di noi, che è già dentro di noi e non dipende da nessuno o da nessuna circostanza. 

Stiamo con questo respiro e con questo sorriso interiore.

Sento il corpo, sento che cosa succede, lo lascio parlare, lo lascio libero di esprimersi: in questo istante gli credo, semplicemente, così com’è. Poi ringrazio il mio sorriso, ringrazio il mio cuore, ringrazio la gioia, ringrazio tutte le emozioni e ringrazio me per essere qui ora, per aver ritagliato uno spazio coraggioso di ascolto di sè.

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