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Dove e quanto meditare

Dove e quanto meditare?

Approfondimento n°8

Non ci sono delle ricette valide per tutti, nè un tempo e un luogo giusti per meditare. L’esperienza e l’ascolto di sè permetteranno con il tempo di capire quanto, dove e con che frequenza meditare. La meditazione non è qualcosa che ci limitiamo fare ma significa coltivare lo stato dell’essere, una sensibilità, un’attenzione in ogni momento della nostra vita.

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Partiamo dalle basi: come meditare. Non esiste un tempo o un luogo giusto o sbagliato per meditare. Pian piano con l’esperienza ci renderemo conto che ognuno di noi ha necessità diverse e più impareremo ad ascoltarci più riusciremo a capire quali sono le nostre. Sicuramente, per iniziare, scegliere un angolo tranquillo o un momento particolare della giornata può essere d’aiuto perché aiuta ad instaurare una sorta di abitudine per chi inizia a percorrere questa via. 

In realtà il percorso è quello di cercare attenzione e presenza in ogni momento. L’angolo tranquillo e i dieci minuti sul cuscino sono un allenamento, proprio come una palestra mentale, per portare la stessa attenzione, la stessa presenza, la stessa calma anche nel resto della giornata. Buddha esortava i propri discepoli a cercare la consapevolezza da sdraiati, da seduti, quando erano in piedi, quando camminavano e soprattutto consigliò loro di non cercare per forza periodi di solitudine e silenzio da dedicare alla contemplazione o alla riflessione, ma considerare la propria giornata lavorativa, le relazioni, gli scambi con le altre persone, le interazioni con il mondo proprio come un’occasione per accrescere la loro saggezza, la loro compassione. 

Nel mio personalissimo percorso all’inizio ero probabilmente rallentata dall’idea di come doveva essere meditare, di come e quanto tempo doveva dedicare un praticante alla meditazione. La meditazione in realtà non è semplicemente il tempo sul cuscino ma è un’attitudine: la decisione di coltivare la sensibilità, l’equilibrio, l’attenzione, l’ascolto di noi stessi in ogni momento della nostra vita. Forse possiamo parlare di un modo di essere, un modo di vedere la vita e le cose e soprattutto possiamo coltivare questa attenzione anche quando siamo meno predisposti a farlo, quando c’è qualcosa che ci fa male. “È importante non avere aspettative”: questa è stata una frase detta da una monaca. Avevo fatto un ritiro abbastanza impegnativo e stavo rientrando a casa e lei mi ha guardato e mi ha detto “Mi raccomando, nessuna aspettativa”. Certe volte ci immaginiamo di dover aggiungere chissà quale stato alterato di coscienza o di provare qualche intuizione sconvolgente o di vivere delle esperienze soprannaturali. In realtà la pratica è molto più umile, è molto più semplice e sarà sicuramente più serena se abbandoniamo le aspettative. Non c’è un modo di meditare giusto o sbagliato, non c’è un “lo sto facendo bene o male”, c’è semplicemente l’impegno sincero e autentico di esserci, di riportare l’attenzione al respiro, di ascoltare quello che succede senza giudizio, accogliendo quello che accade, magari che non ci riusciamo o che ci distraiamo, che c’è un pensiero di giudizio. Ci sono momenti diversi in cui magari la pratica è più serena e altri in cui magari sarà faticosa e poco efficace: fa parte dell’alternanza della vita, del fatto che tutto è in movimento, che tutto cambia, che non c’è un livello raggiunto il quale si sale e basta, ma che si va su e giù ed è un po’ frustrante a volte, qualcuno può dire “No, ma io ero arrivato lì”. Invece è proprio questo forse che c’è da vedere, con cui si può stare per imparare ancora qualcosa di più di noi. 

Diciamo che l’essenza della meditazione è la nostra disponibilità incondizionata ad essere presenti e ad abbracciare quello che c’è. Impariamo ad accettare magari che alcune cose ci sono e non ci piacciono, a stare con delle sensazioni poco piacevoli. Sicuramente la continuità e la dedizione sono molto preziose, ma non dovete per forza immaginare di dover stravolgere la vostra vita e di dover aggiungere un task alle vostre giornate, perché altrimenti la meditazione diventa una cosa in più da fare, diventa un’incombenza e si farà fatica ad apprezzare il valore di quel momento. Si può trovare un modo di incastrare la meditazione all’interno della nostra quotidianità, magari facendo cose che già facciamo ogni giorno in maniera più consapevole, intenzionale, in ascolto. Sicuramente i periodi di ritiro possono essere utili per approfondire la pratica, ma la pratica vera è tutta la vita, in ogni momento e in mezzo al caos della nostra quotidianità. Dedicare del tempo per ascoltare, stare e coltivare il benessere della nostra mente al giorno d’oggi è fondamentale. Non si mette mai sufficientemente l’accento su questa cosa. Parlano tutti di palestra, dieta e benessere fisico, che è importante, perché non siamo solo mente ma siamo anche corpo, però è un aspetto che si dimentica troppo facilmente. Come ho detto prima, non siamo solo mente o solo corpo, ma due elementi distinti, e vale la pena di occuparsi del benessere di entrambi.

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