Il Buco
Meditazione Guidata n°29
Una meditazione guidata tratta dal meraviglioso libro illustrato “Il buco” di Anna Llenas che parla di una bimba con un buco nella pancia che non le piace per niente e di tutti i suoi tentativi di riempire quel vuoto per farlo scomparire.
Una splendida storia che parla di ognun* di noi.
Ogni persona ha un buco, personale e profondo che tenta di colmare.
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Iniziamo un po’ ad atterrare in questo luogo, in questo spazio. Magari il luogo lo conoscete perché è casa vostra, però adesso è un po’ casa nostra. Siamo in gruppo, quindi stiamo condividendo uno spazio, un momento. Come sempre, i primi istanti li dedichiamo all’ascolto del corpo, della posizione, a trovare un modo confortevole di affrontare questi minuti di pratica. Osserviamo se ci sono parti del corpo particolarmente rigide, magari abbiamo bisogno di lasciar andare le spalle, gli occhi, la mandibola. Inspiriamo gonfiando la pancia ed espiriamo sgonfiando la pancia. Ad ogni respiro, mi rilasso sempre un pochino di più, lascio andare. Sicuramente ci saranno pensieri, emozioni, sensazioni. Vanno bene, facciamo un respiro profondo e le accantoniamo solo per qualche minuto. Poi le possiamo riprendere tutte, tutti i nostri pensieri, tutte le nostre preoccupazioni. Ma adesso cerchiamo di stare semplicemente qui. Siamo a distanza ma il cerchio c’è, noi ci siamo, ci sono persone virtualmente accanto a noi, che hanno scelto di praticare proprio in questo momento. Come noi cercano uno spazio, uno spazio di riposo dai pensieri, dalle preoccupazioni.
Inspiro gonfiando la pancia, espiro sgonfiando la pancia.
Quello che vi chiedo di fare questa sera è di provare a immaginare un film, quindi un grande schermo, come se foste al cinema, davanti a voi. Siete in un’ottima posizione, avete i biglietti migliori, siete al centro, né troppo distanti, né troppo vicini. Accanto non c’è nessuno che disturba. C’è solo questo grande schermo dove stanno per proiettare una storia. La storia ve la racconterò io con le parole e le immagini le metterete voi: comporrete questa storia sullo schermo. Il protagonista o la protagonista di questa storia è una bambina o un bambino. Scegliete voi il sesso del protagonista, io mi riferirò a una bambina. In questo film iniziamo a visualizzare una piccola casa in un villaggio di media grandezza sopra una grande collina, dove vive questa bambina con la sua famiglia. Lasciate che la vostra mente elabori, visualizzi, riempia lo schermo davanti a voi. Questa bambina è una bambina normale, come ogni altra. La sua vita è felice e serena, ma un giorno all’improvviso tutto questo finisce e lei si ritrova con un grande buco nella pancia. È un buco grande, enorme. Così grande che il freddo ci passava attraverso, così grande che da lì uscivano anche i mostri e i mostri, quando uscivano, ingoiavano ogni cosa. Così, questa bambina che si trova improvvisamente con questo enorme buco cerca un modo per riempirlo, per chiuderlo, per cancellarlo, perché passa il freddo, escono i mostri, non è piacevole. Allora prova a mangiare un sacco perché dice “Forse se riempio la pancia, riempio anche il buco” e invece più mangiava e più tentava di riempire questo buco, il buco, invece di chiudersi, diventava sempre più grande. Ormai non era più neanche tanto bambina e aveva provato tantissimi modi di riempire quel buco. Tutta la sua vita era trascorsa cercando il tappo giusto per andare a chiudere quel buco che, non si sa come, da un giorno all’altro si era creato. Provò tantissimi tappi. Comprava dei tappi, mangiava dei tappi, guardava dei tappi, beveva dei tappi. Alcuni tappi erano buoni, sembravano colmare questo buco, davano sollievo. Altri tappi erano solo apparentemente buoni: all’inizio sembravano riempire alla perfezione il buco e poi ci si accorgeva che quel buco rimaneva e che era più grande di prima. Altri tappi erano da subito un inganno. Altri invece molto pericolosi. Questa bambina, non più bambina, con il suo buco continuava a cercare, a cercare e a cercare il tappo giusto per chiudere quel buco che improvvisamente le si formava nella pancia.
Ora nel nostro schermo immaginario c’è l’intervallo: il film si interrompe e abbiamo la possibilità di tornare con gli occhi a noi, a sentire come stiamo dentro in questo momento. Proviamo a sentire se da qualche parte anche noi abbiamo un buco o qualcosa di simile. Ripercorrendo le fasi di questa storia, di questo primo tempo, proviamo a chiederci se e quali tappi abbiamo cercato e trovato nella nostra vita. Tappi buoni, tappi che solo all’inizio sembravano buoni ma poi non tanto, tappi ingannevoli e anche tappi pericolosi. Stiamo in ascolto e se non ci viene in mente nulla non importa: lasciamo semplicemente che la nostra attenzione vada alla nostra pancia, a come sta la nostra pancia.
Poi, ecco che sullo schermo davanti a noi il cinema ricomincia. Quindi ora vi invito, dall’ascolto del vostro corpo e della vostra pancia, a tornare con l’attenzione sullo schermo davanti a voi. Sta per cominciare il secondo tempo di questa storia.
Questa bambina, ormai non più bambina, con un grande buco nella pancia, che aveva passato tutta la sua vita a cercare di trovare il tappo giusto, a un certo punto decide di smettere di cercare di riempire il suo buco. Sentì subito delle forti vertigini, tutto girava in maniera molto molto vorticosa. Si sentiva tristissima, piangeva, altre volte urlava, ma ci mise un po’ a iniziare a urlare e poi di nuovo tornava a piangere piano e altre volte piangeva in silenzio. Improvvisamente, in questo silenzio, sentì una voce che le diceva “Smetti di cercare fuori, devi cercare dentro di te”. La bambina si spaventò, si domandò da dove arrivasse questa voce e cosa significasse cercare dentro di sé. Cosa doveva cercare dentro di sé se c’era un buco. Queste parole, a poco a poco, smossero comunque qualcosa e la bambina di accorse che ogni tanto qualcosa da quel buco usciva. Alcune volte erano dei colori, altre volte dei suoni, altre volte delle vere e proprie parole e più guardava e più scopriva che c’era tantissimo dentro, c’erano mondi meravigliosi che mai aveva immaginato, tanto era concentrata a guardare fuori. Erano mondi magici che le restituivano la sensazione di appartenere a qualcosa. Erano mondi a cui lei apparteneva, in cui si sentiva a casa. Mondi fatti su misura per lei perché erano fatti da lei. Felice di questa scoperta, cambiò anche il suo modo di essere nel mondo, di stare con gli altri. Tornava sempre più spesso in questo buco perché chissà cosa c’era di nuovo. Pian piano si accorse che anche gli altri avevano i loro mondi magici, fatti tutti in modo diverso. Anche gli altri viaggiavano spesso tra i loro mondi e il mondo fuori e questa cosa accomunava tutti. Così, piano piano, senza neanche accorgersene, questa bambina, ormai non più bambina, scoprì che anche il buco si stava pian piano rimpicciolendo, ma non scomparve mai del tutto, per fortuna.
Piano piano lo schermo si spegne, il film è finito, e voi rimanete però seduti nel vostro posto nel vostro cinema. Vi chiedo di tornare con l’attenzione a voi, alla vostra pancia, alle sensazioni di questo momento. Apritevi alla possibilità di sentire qualsiasi cosa, non c’è una sensazione giusta, non c’è un’emozione giusta, non c’è un pensiero giusto. Ci sono solo pensieri, emozioni, sensazioni e non ci dicono nient’altro che come stiamo ora. Possiamo poggiare le mani sulla nostra pancia o sopra il nostro buco. Sentiamo il calore delle nostre mani e della nostra attenzione sulla nostra pancia, sul nostro buco.
Lentamente torniamo al respiro. Inspiro gonfiando la pancia, espiro sgonfiando la pancia.
Torno alle sensazioni del corpo, del respiro, i punti di contatto del corpo sul cuscino e mi preparo a tornare.
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