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Lettera

2021nontitemo n°17

Ti ricordi ancora chi eri e com’eri a 15/18 anni?
Anni intensi, trasformativi.
Che cosa avresti voglia di dire a quel bambino o a quella bambina?
Non serve ripercorrere, rivivere e ripensare al passato ma radicarsi nel presente, nel chi siamo ora, in quello che abbiamo imparato e vissuto… e cercare gli occhi di quella ragazza o di quel ragazzo e parlargli dal cuore.
Una lettera scritta con l’intendo di essere “i genitori di noi stessi” e prenderci cura di quel ragazzo o di quella ragazza.
Leggi la trascrizione della puntata

Buongiorno e benvenuti al giorno 17 di 2021 Non Ti Temo.
Oggi ho in mente di riproporre a voi la lettera al vostro bambino o alla vostra bambina interiore. Ormai è una pratica che abbiamo già incontrato un paio di volte durante questo mese in cui ci stiamo dedicando una decina di minuti al giorno per prendere contatto con noi e riordinare le idee proprio per aprirci a un 2021 di cuore. Parte di questo processo è prendere contatto con alcune parti più piccole di noi, del passato, e prendercene cura attraverso la consapevolezza che abbiamo maturato adesso come adulti. L’esercizio, la pratica o la meditazione di oggi è tutta rivolta a prendere contatto con il ragazzo o la ragazza che siamo stati intorno ai 15/18 anni. Sono sicuramente anni caldi e trasformativi per tutti noi perché fanno parte della crescita, del passaggio da un’età bambina a un’età adulta: quella fase in cui non è tutto ben chiaro (non che poi sia particolarmente chiaro, ma se non altro si passa all’età adulta).

Se volete potete aiutarvi con una foto, altrimenti il mio consiglio è quello di sedersi in meditazione e di provare a mettere a fuoco, momento dopo momento, l’immagine di quel ragazzo o di quella ragazza. Magari è più facile partire da un dettaglio del vestito o dei capelli, per poi piano ricostruire il corpo, il viso, lo sguardo e vedere com’è e cosa succede in noi mentre guardiamo quel ragazzo o quella ragazza. Cosa sentiamo? Riusciamo a stare? Emergono delle emozioni? Magari non è semplice, apriamoci ad accogliere qualsiasi cosa. Nessuno sta dicendo che questi dieci minuti siano semplici e che debbano passare indolore. Se c’è dolore, se c’è tristezza, se c’è una lacrima, se c’è un po’ di tremore, è giusto e importante vederlo, perché è l’unico modo che abbiamo per prendercene cura. Nessuna paura, ma il cuore aperto ad accogliere quello che c’è dentro di noi perché va bene, va bene qualsiasi cosa emerga: questo è l’unico passaggio, l’unico step necessario per stare davvero con noi stessi. Non stiamo cercando di curarci, non stiamo cercando di cambiarci, non stiamo cercando di non provare più qualcosa, perché avere questo tipo di spinta nasconde comunque un giudizio rispetto a quello che stiamo provando adesso.

Nello spirito della meditazione o della mindfulness non c’è giudizio, c’è quello che c’è. L’invito, dopo essersi presi il tempo e lo spazio per questa pratica, è di scrivere una lettera a questa ragazza o a questo ragazzo per dire com’è andata poi, quello che avete capito, quello che avete realizzato, come avete superato alcune cose che magari a quel ragazzo o a quella ragazza sembravano insormontabili. È importante creare questo dialogo e diventare in un certo senso genitori di noi stessi, prenderci il tempo che magari non ci hanno dedicato per mille motivi (senza giudizio in questo senso) quando eravamo più giovani.

Un grande respiro. Una pratica non facile ma io credo in voi. Spero di vedere le vostre condivisioni e di trovarvi qui domani. Un abbraccio.

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