RESPIRARE NEL MONDO
La meditazione è un modo di stare e di vivere
e non una semplice attività sul cuscino. Posso meditare ad ogni passo, durante ogni attività: quando ci sono medito, quando non ci sono no. Indipendentemente dalla forma.
Ogni istante è nuovo, anche se sto percorrendo la strada che faccio ogni mattina da vent’anni. Riscopro il senso del sacro nelle piccole abitudini quotidiane. Do valore e attenzione a sensazioni che ritengo importanti. Mi ricordo di essere grat* per tutte le forme e i colori che incontro durante l’arco della giornata.
OSSERVARSI NEL MONDO
Chiederci sempre più spesso come stiamo. Osservare tutte le volte che ci sentiamo inadeguat*. Osservare tutte le volte che giudichiamo o che cerchiamo l’approvazione altrui. Osservare tutte le volte che la nostra testa ci sta riproponendo vecchi schemi e letture. Osservare la nostra abitudine a non essere mai soddisfatti e a focalizzarci su ciò che manca o su chi non siamo. Osservare la tendenza a paragonarci agli altri, senza conoscere davvero la loro vita e la loro situazione. Osservarci mentre viviamo.
Riconoscere le nostre storie mentali, le nostre credenze e le nostre convinzioni.
Fare esperienza del fatto che non vediamo la realtà per quella che è ma attraverso la rappresentazione che ci facciamo. Familiarizzare con i nostri pensieri abitudinari e decidere di lasciarli andare tornando al presente, al respiro o al passo successivo è un enorme atto di amore verso noi stessi.
E’ solo quando ci rendiamo davvero conto che abbiamo solo un tempo limitato sulla Terra e non ci è dato sapere quando finirà… che iniziamo a vivere pienamente ogni giorno, come fosse l’unico che abbiamo.
Elisabeth Kübler Ross
ALLENARSI NEL MONDO
Tutto questo è portare la meditazione nella vita quotidiana, quando siamo fuori dal cuscino e immers* nella quotidianità. I minuti che ci dedichiamo sul cuscino, nel nostro angolo protetto, sono un allenamento alla vita, sono una preparazione senza distrazioni o intoppi al momento dell’incontro con il mondo e le altre persone.
In questo senso mi viene in mente quel racconto dell’asceta che medita da solo in una grotta per mesi e mesi sulla rabbia e sulla pazienza e poi appena esce dal ritiro ed incontra un’altra persona sbotta e sbuffa per le continue domande.
Non c’è pratica se non è integrata nella vita di tutti i giorni.
Non c’è concentrazione o realizzazione se poi non ci aiuta ad essere più compassionevoli con noi e con gli altri esseri.
È necessario avere pazienza e non pretendere cambiamenti istantanei: le abitudini sono come dei solchi dove il pensiero o l’azione facilmente ricade. Serve molta costanza e dedizione per crearne dei nuovi ma è possibile e ormai anche gli studi sulla neuroplasticità del cervello ci aiutano a supportare questa tesi.
Noi siamo fatti di abitudini. Le nostre abitudini dipendono dai nostri pensieri ricorrenti. Più riusciamo a prestare attenzione e a portare consapevolezza alla mente ed ai pensieri più abbiamo la possibilità di creare nuove abitudini.
STARE BENE NEL MONDO
Chiederci sempre più spesso come stiamo. Osservare tutte le volte che ci sentiamo inadeguat*. Osservare tutte le volte che giudichiamo o che cerchiamo l’approvazione altrui. Osservare tutte le volte che la nostra testa ci sta riproponendo vecchi schemi e letture. Osservare la nostra abitudine a non essere mai soddisfatti e a focalizzarci su ciò che manca o su chi non siamo. Osservare la tendenza a paragonarci agli altri, senza conoscere davvero la loro vita e la loro situazione.
Portare la meditazione nella vita o affrontare la vita con un atteggiamento meditativo significa onorare la vita. Significa sentire che la responsabilità di stare bene è mia e non dipende dalle circostanze o dagli altri. Siamo abituati a scaricare le responsabilità all’esterno: se solo fosse più affettuos*, se solo mia mamma fosse stata più presente, se solo avessi dei colleghi più intelligenti… le nostre difficoltà dipendono da noi, dalle nostre idee, dai nostri pensieri, dal nostro modo di relazionarci a chi incontriamo e a ciò che ci accade.
Il diritto di stare bene è un diritto di ognuno ma va conquistato con determinazione e forza di volontà.
Costellare la propria giornata di momenti di presenza e interesse è fondamentale… tanto quanto ricordarci di mantenere su di noi uno sguardo amorevole e con un pizzico di ironia.
Nella vita pratica
1 PRATICA INFORMALE
Ogni attività può diventare oggetto di meditazione. Molto spesso, soprattutto all’inizio, viene consigliato di scegliere un’attività che viene compiuta abitualmente (lavarsi i denti, bere il caffè, rifare il letto…) e farla in piena consapevolezza ovvero prestando la massima attenzione ad ogni movimento, sensazione, pensiero mentre svolgiamo quell’attività. È molto utile, in questo senso, rallentare la velocità dei movimenti in modo da poterne cogliere più facilmente anche i minimi particolari. Portando l’attenzione ai movimenti fisici affiniamo la nostra attenzione e successivamente possiamo spostarci dalle sensazioni del corpo all’osservazione dei nostri stati mentali. Mentre guidiamo ci possiamo rendere conto di stati come impazienza, frustrazione, collera; mentre attendiamo l’avvio del PC possiamo osservare l’attesa, la noia…
2 SCRIVERE
“Meditare scrivendo” è il titolo della tesi che qualche anno fa scrissi per terminare il mio percorso come mindfulness counselor. Quindi sì, credo moltissimo nella possibilità di scrivere come pratica informale, utilissima quando le sensazioni sono troppo fitte e i pensieri agitati per fermarsi a meditare. L’importante è che la scrittura rimanga simile ad un flusso di coscienza, senza rileggere, sistemare, cercare la forma migliore.
3 IL CIBO E I PASTI
Molto frequentemente il momento del pasto viene scelto come momento di pratica. C’è molto da imparare e da osservare nel momento dedicato al pasto: dalla scelta del cibo, a come lo prepariamo, come lo consumiamo e il tempo che dedichiamo ad esso. Spesso siamo distratti dagli impegni o dal lavoro eppure il pasto ha un enorme impatto sulla nostra vita e salute mentale. Prenderci il tempo di ringraziare tutte le persone che hanno collaborato a far sì che quel determinato cibo fosse sul nostro piatto, notare la generosità del mondo con i suoi frutti, sentirci parte di quello stesso mondo e rendere il momento del pasto un momento sacro di incontro può avere un impatto non indifferente sul nostro benessere psicofisico.
4 MEDITAZIONE CAMMINATA
La pratica camminata è una forma tradizionale di meditazione che aiuta a ristabilire l’energia nel corpo dopo lunghe sessioni sedute. È possibile, però, usare questa forma di meditazione e portarla nella vita… soprattutto se praticata ad una velocità non eccessivamente lenta. Mentre camminiamo facciamo attenzione alle sensazioni del corpo, al cambiamento di equilibrio, al respiro, ai rumori che sentiamo… allargando via via sempre di più i confini della consapevolezza. L’inizio della pratica camminata, nella tradizione buddhista, rappresenta il passaggio dalla retta comprensione alla retta azione. Il nostro camminare può diventare un modo di riflettere sul nostro modo di voler essere presente nel mondo. Ogni passo comprende un momento di perdita di equilibrio e di aggiustamento del corpo per ritrovarlo, così come l’incedere nella vita non è mai un percorso retto e senza ostacoli ma è, invece, più simile a una continua ricerca della giusta via di mezzo.